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Mobilità e ammortizzatori sociali, torna l’allarme tra gli ex lavoratori

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Circa 25mila ex lavoratori non percepiscono la mobilità in deroga da maggio 2014. E tra loro c’è chi rischia di non andare in pensione. In dodici lanciano un appello a Oliverio: la regione intervenga. E accusano: Guccione aveva provato a fare qualcosa, ma poi tutto si è fermato.

COSENZA – Le peggiori cose capitano in agosto, quando nessuno ci fa caso: se si è sotto l’ombrellone, ci si lagna (e a ragione) del mare sporco e dei servizi spesso non ottimali e il resto passa in secondo piano. Drammi umani compresi. Ad esempio, la situazione di circa 25mila ex lavoratori calabresi, che non beccano un centesimo da maggio 2014.

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La protesta di un anno fa sul tetto dell’Inps

 

Molti di questi, di cui una metà buona proviene dalla provincia di Cosenza, sono disoccupati “storici”, naufraghi di fallimenti o “fughe” di grandi aziende dal territorio (si possono fare i nomi della Marlane o della ex Legnochimica, ma la lista, purtroppo, è lunga) e alcuni sono arrivati alle soglie della pensione a botte di ammortizzatori sociali in deroga. Altri hanno seguito i corsi di riqualificazione previsti dalla normativa, ma lavoro, per tanti, neppure l’ombra.

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La sede dell’Inps

 

Ma il dato peggiore è che la mobilità in deroga è ferma a due anni e tre mesi fa. È chiaro che, in queste circostanze, a qualcuno scappi la pazienza e venga voglia di scrivere alle autorità competenti per tirarle in ballo in questa brutta vicenda.

 

Dodici di questi lavoratori hanno inviato, alcuni giorni fa, una pec al governatore Mario Oliverio e all’assessora regionale al Lavoro Federica Roccisano. I dodici, che lamentano come tutti gli altri di non percepire il becco di un quattrino, forniscono una ricostruzione storica del loro problema non proprio bellissima per l’attuale amministrazione regionale.

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Mario Oliverio

Scrivono infatti questi (comprensibilmente arrabbiati) ex lavoratori: “Dopo il decreto del ministro Poletti numero 8473 del primo agosto 2014 a cui è seguito l’accordo con l’ex assessore al Lavoro Carlo Guccione (7 maggio 2015), veniva riconfermata che la mobilità in deroga delle Regioni svantaggiate fosse prorogata di 5 mesi +3 e 7mesi +3, ma il Governo centrale come anche la Regione Calabria hanno concretizzato un ennesimo nulla di fatto e i lavoratori, ormai fermi con i pagamenti a maggio 2014, non vedono ancora nessun tipo di sostegno al reddito, malgrado le numerose promesse fatte”.

 

I sottintesi della missiva potrebbero essere pesantissimi. Al riguardo, potrebbe essere lecito farsi una domanda: non è che dopo il rimpasto di un anno fa sulle iniziative dell’ex assessore è sceso il classico sipario? Ma il problema non è (solo) politico. Gli ex lavoratori temono altri danni. Uno sarebbe, addirittura, fatale: l’esclusione della proroga impedirebbe a vari di loro di andare in pensione. Infatti: “Addirittura dal decreto ministeriale si evince una contraddizione palese con il decreto alla terza salvaguardia numero 123 del 28 maggio 2013, in quando il voler accorciare il periodo di mobilità in deroga dal 31/12/2014 a maggio 2014, vuole chiaramente escludere tutti quei lavoratori che potrebbero maturare e raggiungere i requisiti ai fini pensionistici”.

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L’attuale assessora al Lavoro Federica Roccisano

Di più: “Dopo tutto questo ambaradan, il Ministero del Lavoro emana la settima salvaguardia escludendo ancora una volta la Calabria, negando a tutti i mobilitati in deroga di accedevi e quindi solo chi trovandosi in mobilità ordinaria poteva presentare domanda, ma la vera realtà e che in Calabria la maggior parte del lavoratori si trova in deroga quindi, tutti esclusi”.

 

Scontato l’appello degli ex lavoratori a Oliverio e alla Roccisano: “Nei prossimi giorni di settembre l’ottava salvaguardia che è allo studio del Ministero del Lavoro sia estesa anche a tutti i lavoratori in mobilità in deroga; pertanto come lavoratori vorremmo essere rappresentati e tutelati”.

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L’ex assessore al Lavoro Carlo Guccione

 

E quelli, non tantissimi, che hanno seguito i corsi e sono stati utilizzati da enti locali? Nemmeno loro scialano: “Vorremmo che fossero messi in pagamento i compensi maturati già a Settembre 2015 perché oltre i primi tre mesi percepiti è trascorso un anno dalla conclusione dei corsi ma ancora fatichiamo a ricevere i compensi delle tre mensilità restanti. Lottiamo per la sopravvivenza”.

 

Si parla di somme risalenti a un anno fa. E la situazione deve essere più diffusa di quanto non sembri, visto che i dodici firmatari della pec non parlano solo a titolo personale: i loro guai devono essere moltiplicati per venticinquemila.

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