La sentenza di condanna porta la data di ieri 27 settembre 2016. La vicenda risale all’epoca in cui il giornalista ‘senza macchia e senza paura’ accusò tre personalità dell’Arma dei Carabinieri sul suo ‘inserto’ telematico.
COSENZA – Siamo giornalisti e a differenza di chi spesso le notizie le inventa, per racimolare clic o per vomitare veleno, noi scriveremo la notizia per come si deve. Il Tribunale di Cosenza, ed in particolare il Giudice Francesca De Vuono, hanno emesso ieri sentenza di condanna per Carchidi Gabriele, per diffamazione a mezzo stampa e lo ha condannato alla pena di otto mesi di RECLUSIONE oltre al pagamento delle spese processuali. L’imputato è stato anche condannato al risarcimento del danno nei confronti delle parti civili costituite, da liquidarsi in separata sede e anche al pagamento delle spese processuali sostenute dalle stesse. Le motivazioni della sentenza si conosceranno tra novanta giorni, ma finalmente un passo in avanti è stato fatto. Un passo per smascherare l’attività di un giornalista che si sente in diritto di poter utilizzare il suo inserto telematico per ‘infangare’ chiunque e chissà mosso da quali poteri.
Entrando nel merito della sentenza, questa arriva a seguito di una querela per diffamazione a mezzo stampa (una delle tante arrivate all’indirizzo del signor Carchidi) a seguito di alcuni suoi ‘articoli al veleno‘ contro, all’epoca dei fatti, il comandante dei carabinieri di Cosenza Francesco Ferace, il colonnello Vincenzo Franzese e il capitano Lando. Lo stesso colonnelloFranzese, oggi comandante del reparto operativo del comando dei carabinieri di Reggio Calabria, ha commentato così la sentenza, contattato dalla redazione: “La condanna nasce da una querela da noi presentata così come quelle dei tanti cosentini, esasperati dalle condotte di Carchidi Gabriele, che hanno svolto un qualche ruolo istituzionale in quella meravigliosa città e sono stati letteralmente vessati. Il Carchidi pubblicò una serie di “storie” di veleni che avrebbero interessato il comando provinciale dei carabinieri di Cosenza ma ora finalmente possiamo definirlo come merita: un condannato!“.
Carchidi scrisse che, al comandante Francesco Ferace, al colonnello Vincenzo Franzese e al capitano Lando, erano state denunciate da parte di alcuni militari, delle ‘strane’ attività di un loro collega nell’ambito delle ricerche per il latitante Ettore Lanzino. Questi carabinieri denunciarono – scrisse Cosenza Sport (oggi Iacchitè è l’‘inserto telematico’ della testata) i loro superiori ovvero Ferace, Franzese e Lando, perchè “avevano le prove che un loro collega, aveva confidato ai familiari di Lanzino che la loro abitazione era piena di microspie mandando all’aria il piano per la sua cattura”.
Accuse infamanti, riportate non solo sull’inserto telematico ma anche quando, per un breve periodo, ricoprì il ruolo di direttore al quotidiano La Provincia di Cosenza. Accuse rispedite al mittente così come le tante, mosse dal giornalista nei confronti di chi opera e ricopre un ruolo istituzionale in questa città. Ieri è arrivata la condanna, anche a seguito dei procedimenti seguiti alle denunce che si sono conclusi.
“Certo – racconta il comandante Franzese – c’è voluto un po’ di tempo dopo i tanti rinvii, cambi di avvocato, ed espedienti possibili e inimmaginabili, ma alla fine è arrivato il dispositivo. Resta solo l’amarezza per quello che abbiamo dovuto sopportare e che sono costretti a sopportare tutti quelli che sono vessati da questa persona”. Ecco chi è Carchidi Gabriele, direttore pluriquerelato, condannato, pregiudicato che continua ad ostentare un’integrità che non ha.
Ora tutti i giornalisti che svolgono il proprio lavoro con professionalità e serietà si aspettano che l’Ordine dei Giornalisti intervenga immediatamente e prenda provvedimenti in merito.
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