Quantcast
Channel: quicosenza
Viewing all articles
Browse latest Browse all 22070

La morte di De Grazia e le navi dei veleni

$
0
0
Jolly1

È il più grande dei “misteri d’Italia” in cui la Calabria ha un ruolo di primo piano: ci si riferisce al traffico di scorie radioattive che sarebbe avvenuto via mare negli anni ’80 al largo delle coste tirreniche. La vicenda, che ha per protagonista il capitano della Marina Natale De Grazia, è terminata con molte archiviazioni. Ma in tanti coltivano ancora dubbi. Spesso più profondi degli abissi marittimi.

 

“Piegata da una parte, come se si fosse appoggiata su un fianco, schiacciata da un’agonia infinita, immobile come possono stare immobili le cose nel mare, anche una cosa grande come una nave”. La nave è la Jolly Rosso. L’immagine, descritta da Carlo Lucarelli nel suo bellissimo Navi a Perdere, risale al 1990. Lo scenario è la spiaggia Formiciche, ad Amantea, dove il cargo della genovese Ignazio Messina si arenò a fine ’90.

Natale_De_Grazia

Il capitano Natale De Grazia

Cambiamo scena. Su una Tipo, diretta a La Spezia, viaggiano tre uomini: due carabinieri e un capitano di corvetta della Capitaneria di Porto di Reggio, Natale De Grazia. All’altezza di Nocera, De Grazia si sente male e si accascia sul sedile posteriore. Inutili i soccorsi e il trasporto tempestivo nell’Ospedale cittadino: il capitano, quarant’anni non ancora compiuti, muore. È il 12 dicembre 1995.

In questi cinque anni, tra lo spiaggiamento della Jolly Rosso e la morte del capitano, sono accadute molte cose, troppe. È capitato, ad esempio, il pentimento Francesco Fonti, uno ’ndranghetista affiliato ai Romeo di San Luca. Fonti fa capire agli inquirenti di sapere molto di più dei traffici di droga in cui era coinvolto. Racconta molte cose. Parla dei traffici di droga e di certi rapporti “proibiti” tra le cosche e certi spezzoni dello Stato. Racconta retroscena sul delitto Moro e su ben altri traffici, di rifiuti tossici, smaltiti in fondo al mare o spediti in paesi del Terzo Mondo, come la Somalia, in cui il collasso delle istituzioni rende impossibile ogni controllo.

Relitto

Un relitto sottomarino

Fonti, in altre parole, riprende le piste su cui lavoravano la giornalista Ilaria Alpi e il capitano De Grazia. De Grazia, quel maledetto dicembre, si recava a La Spezia proprio per verificare, per conto della Procura di Reggio, la pista sul traffico via mare di scorie tossiche. In questo traffico, si sospettò, all’epoca, che fosse coinvolta anche la Jolly Rosso, una sorta di “nave a perdere”, da portare al largo e da inabissare col suo carico pericoloso.

Ma Fonti, a partire dal 2005, dice altro e fa altri nomi. Di navi, di persone e di aree. Le navi sono la Yvonne A, la Cunski e la Voriais Sporadais. Le zone, in cui queste sarebbero state affondate col loro carico di morte, sarebbero Maratea, Cetraro e Genzano. Le persone nominate dal pentito appartengono al gotha della ’ndrangheta. Tra questi, il boss della città tirrenica, Franco Muto, che minaccia querela dal carcere. Ma Fonti, ormai solo e malandato, non risponderà di niente: muore nel 2012. E con lui finiscono di morire le sue rivelazioni.

Fusto di scorie

Un fusto di scorie radioattive

Ma queste rivelazioni sono state azzerate prima: nel 2009. Il robot sottomarino GeoLab della nave Mare Oceano stabilisce che al largo di Cetraro non c’è la Cunski, una delle navi dei veleni che si credette di aver individuato a settembre di quello stesso anno. La Mare Oceano è arrivata vicino alle coste calabresi per verificare, su incarico del Ministero dell’Ambiente, l’indagine effettuata da un altro Rov, inviato dalla Regione e dall’Arpacal, dai cui dati si credeva di aver individuato un relitto carico di fusti.

Fiume Oliva 1

Gli inquirenti sulle rive del fiume Olive

Il Ministero è categorico: niente Cunski (una nave c’era, ma era la Catania, affondata durante la Prima Guerra Mondiale), niente barili, niente radiazioni. E questa storia, al momento, finisce qui. Con una serie di archiviazioni che travolgono, con un effetto a cascata, tutto: le morti di Ilaria e del capitano, le cantate di Fonti e le navi, inghiottite stavolta dall’oblio.

fiume-oliva-2

Il letto del fiume Oliva

Ma non è solo il mar Tirreno, con le sue profondità abissali, il protagonista di questa storia nera, finita con una serie di archiviazioni. C’è anche il letto del fiume Oliva, che taglia in due Amantea e la collega con Aiello Calabro. Proprio in questa zona si sospetta siano state imboscate scorie radioattive. E qualcuno, a più riprese, le ha collegate proprio alla Jolly Rosso. In questa storia, che ha fatto il giro del mondo, non ci sono certezze, ma restano molti dubbi. Ed è difficile pensare che, qualcuno, prima o poi, riuscirà a dissiparli del tutto.

Mario Margheriti

LEGGI ANCORA

In memoria di Natale De Grazia, l’uomo delle navi dei veleni

L'articolo La morte di De Grazia e le navi dei veleni sembra essere il primo su QuiCosenza.it.


Viewing all articles
Browse latest Browse all 22070

Trending Articles