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Omicidi ed estorsioni in Calabria, sette arresti nel clan difeso da Pagliuso

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Lamezia

Si tratta di presunti affiliati alla cosca che si rivolgeva alle prestazioni professionali dell’avvocato ucciso stanotte.

 

CATANZARO – La polizia di stato di Catanzaro ha tratto in arresto sette persone appartenenti alla cosca di ‘ndrangheta Giampa’ di Lamezia Terme, dando esecuzione ad un provvedimento emesso dalla Corte di Assise di Appello di Catanzaro. Si tratta di soggetti già coinvolti nell’operazione Perseo, risalente al luglio del 2013 cui processo era stato seguito anche dal legale trucidato stanotte a colpi di pistola, Francesco Pagliuso. L’operazione aveva disarticolato l’organigramma criminale della consorteria di ‘ndrangheta riferibile alla famiglia Giampa’, che imperversava su Lamezia Terme. Diversi esponenti della cosca inoltre pare si avvalessero delle prestazioni professionali dell’avvocato Pagliuso freddato ieri sera poche ore prima della notifica delle misure di custodia cautelare. Le sette persone oggi arrestate, dopo essere stati assolti in primo grado, sono stati tutti condannati davanti in Appello dopo il ricorso presentato dall’Antimafia.

 

Ciascuno degli arrestati e’ ritenuto responsabile di associazione a delinquere di stampo mafioso con riguardo ai loro trascorsi di accoliti alla cosca Giampa’. Tra tutte, particolari sono le posizioni di A.F., cui e’ stata riconosciuto il ruolo e la responsabilita’ di concorrente esterno alla ‘ndrina Giampa’, in quanto avrebbe provveduto, secondo le accuse, a occultare presso locali di sua proprieta’ i mezzi che la cosca utilizzava per realizzare le azioni omicidiarie. Ma anche particolare posizione anche per C.M.N. e di A.M., che devono rispondere di una serie di episodi estorsivi a carico di imprenditori che gestivano esercizi commerciali a Lamezia Terme, tutti aggravati dal metodo mafioso e di G.A., concorrente con F.V., attualmente collaboratore di giustizia, nel duplice omicidio consumato a danno di Vincenzo Spena e Domenico Vaccaro, uccisi a Lamezia Terme nell’ottobre del 2006.

 

Un episodio di sangue che balzo’ alle cronache dell’epoca, tra l’altro, perché messo a segno in orario di apertura dei negozi, nel pieno centro cittadino davanti ad una concessionaria di autovetture. I destinatari del provvedimento sono stati rintracciati nelle loro abitazioni di Lamezia Terme e degli altri centri in cui trascorrevano il periodo estivo. Una volta espletate le formalita’ di rito sono stati associati presso la casa circondariale di Catanzaro. Nell’operazione è stato coinvolto un commerciante accusato di aver chiesto aiuto alla ‘ndrangheta per estorcere 140.000 euro a un suo fornitore. Secondo gli investigatori, la vicenda non riguarda il classico “pizzo” imposto dalle cosche agli operatori economici, ma al contrario evidenzia come, in alcuni casi, quella che dovrebbe essere la parte sana della societa’ chiede aiuto alla ‘ndrangheta per il raggiungimento di scopi illeciti.

 

Il commerciante lametino infatti, titolare di un’azienda di vendita all’ingrosso di abbigliamento che nel 2008 era sottoposta a procedura fallimentare, chiedeva e otteneva l’intervento di un esponente di vertice della cosca Giampa’, al fine di far recedere coattivamente un creditore dall’azione legittimamente intrapresa. Quest’ultimo intimorito da tale intervento, effettivamente rinunciava a proseguire nell’azione legale per evitare di subire atti ritorsivi, rimettendo forzatamente un credito presso il commerciante indagato, pari a 140mila euro, importo costituente illecito profitto conseguito a seguito della estorsione commessa. Oltre a tale somma, la vittima, come accertato dai finanzieri, ha conseguito ulteriori danni pari a 40mila euro per la mancata detrazione fiscale e 11.200 euro relativi a somme di interesse precedentemente corrisposte ad una banca a causa del mancato pagamento di merce del commerciante indagato.

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Avvocato ucciso a colpi di pistola mentre rientrava a casa

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