Nell’inchiesta sulla ‘ndrangheta, che ha portato all’arresto di 42 persone, risulta indagato il vicepresidente del Consiglio della Regione Calabria Francesco D’Agostino, eletto nel 2014 con la lista “Oliviero presidente”
REGGIO CALABRIA – Terremoto giudiziario alla Regione Calabria. Il vice presidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco D’Agostino (eletto nel 2014 con la lista “Oliverio presidente”) è una delle persone indagate in stato di libertà nell’inchiesta Alchemia della DDa di Reggio Calabria che ha portato questa mattina all’arresto di oltre 40 persone. Nei confronti di D’Agostino viene ipotizzato il reato di intestazione fittizia di beni, aggravata dall’avere agevolato la ‘ndrangheta.
Secondo il Procuratore aggiunto Gaetano Paci :”la posizione di D’Agostino è quella di un soggetto che, pur non attinto direttamente da misura cautelare è certamente coinvolto nel contesto delle relazioni instaurate dal Giovinazzo, persona particolarmente abile e spregiudicata nell’intessere rapporti a 360 gradi secondo un criterio di utilità e di convenienza. Un altro soggetto, Lero Giuseppe, anch’egli attinto da misura, facente parte dell’entourage politico amministrativo regionale, rientra a pieno titolo tra quelle pedine di cui la famiglia si è avvalsa per realizzare i propri interessi tutte le volte che occorresse. Anche quella di D’Agostino è una posizione che rientra in questo contesto». Così il , ha risposto alle domande dei cronisti nel corso della conferenza stampa odierna sull’operazione Alchemia”.
D‘Agostino fu eletto con la lista “Oliverio Presidente” raccogliendo 7.939 preferenze
Nei confronti di D’Agostino, in concorso con Francesco Gullace, Girolamo Giovinazzo e Girolamo Raso, quest’ultimo deceduto, i pm ipotizzano il reato di intestazione fittizia di beni, aggravato dalle finalità mafiosa, perché avrebbero intestato fittiziamente la titolarità della ditta “Stocco & Stocco“, con sede a Cittanova, attiva nel settore della vendita all’ingrosso di gelati, prodotti ittici e altri alimentari, a Francesco D’Agostino, pur essendo sempre secondo l’accusa, Girolamo Giovinazzo, detto Jimmy, Gullace Francesco e lo zio Girolamo Raso (deceduto) i reali proprietari, al fine di eludere le disposizioni di legge che consentono il sequestro e la confisca dei beni in materia di misura di prevenzione. Con l’aggravante di avere commesso il fatto con la finalità di agevolare l’attività della cosca Raso-Gullace-Albanese.
L’abitazione di D’Agostino è stata perquisita questa mattina dalla polizia giudiziaria sotto il coordinamento dei Pm della Dda di Reggio Calabria, Roberto Di Palma e Giulia Pantano. Il Gip Barbara Bennato non ha emesso alcuna misura cautelare nei confronti di D’Agostino, scrivendo così nell’ordinanza: “L’assunto accusatorio non è condivisibile, essendo dalle indagini emerso un immanente accessibilità all’azienda da parte degli indagati, leggibile piuttosto attraverso la contestualizzazione dell’attività aziendale esercitata in territori nei quali, nulla si muove ed alcuna iniziativa si intraprende senza il controllo delle cosche ivi imperanti che, anche nel corso della gestione delle imprese, non lesinano di atteggiarsi a “padroni” della stessa, le cui prestazioni e partecipazione sono gratuitamente dovute, in forza di un genetico compromesso“.
Una misura era stata chiesta dalla Dda anche per il parlamentare del gruppo misto Giuseppe Galati. La richiesta è stata però bocciata dal Gip, che non ha ritenuto sufficiente il quadro indiziario a carico del parlamentare.
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