Nuova udienza a carico dei presunti affiliati al sodalizio criminale nato dall’unione di ‘italiani’ e ‘zingari’.
COSENZA – Armi e droga della ‘Nuova Famiglia’. Procede il processo a carico dei dodici imputati presunti affiliati alla cosca Rango – Abbruzzese nata dal patto federativo tra ‘italiani’ e ‘zingari’. Alla sbarra Bruzzese Franco, Daniele La Manna, Stefano Carolei, Gianluca Cinelli, Sharon Intrieri, Jenny Intrieri, Gianluca Marsico, Giovanni Fiore, Anna Abbruzzese, Francesco Vulcano e i gemelli Antonio e Alessio Chianello. Tutti accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere, detenzione illegale di armi, spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsioni. Nell’udienza tenutasi stamane presso il Tribunale di Cosenza sono stati ascoltati più soggetti che hanno partecipato alle indagini sul sodalizio criminale. Dalle testimonianze rese alla presenza del presidente del collegio giudicante Enrico Di Dedda sono emersi ulteriori dettagli sulle dinamiche interne alla cosca. Nelle intercettazioni captate nel carcere di via Popilia in almeno cinque occasioni Domenico Mignolo, sposato con Sharon Intrieri, figlia di Antonio Intrieri lancia chiari messaggi durante i colloqui. Chiede alla madre se Gianluca Cinelli sia già entrato in contatto con la moglie.
Quest’ultimo pare dovesse saldare debiti contratti per acquistare dell’’erba’: cinquemila e cinquecento euro. Soldi che Mignolo, preoccupato per la situazione economica familiare invita la moglie a trattenere per sé. Il denaro doveva infatti essere diviso in due parti: 3.300 da versare nella ‘bacinella’ la cassa del sodalizio e 1.200 per coprire le spese della famiglia. In più sembrerebbe che Mignolo avesse insegnato a Sharon come registrare, nello stesso modo in cui lui era solito fare, i debiti e i soldi versati dai pusher. Una contabilità di cui gli inquirenti avrebbero poi trovato conferma a seguito di una perquisizione domiciliare, in cui fu sequestrato un quaderno nel quale erano state appuntate le stesse cifre citate nel corso delle intercettazioni. Mignolo inoltre avrebbe dispensato anche istruzioni sul comportamento da avere con i debitori in particolare con Stefano Carolei nei confronti del quale invitava ad utilizzare un atteggiamento moderato in quanto ‘uomo di strada‘, lasciando intendere la presunta caratura delinquenziale.
Nel corso dell’udienza si è inoltre fatto riferimento a due episodi di estorsione ai danni di due imprenditori, uno dei quali, secondo quanto emerso dalle dichiarazioni della collaboratrice di giustizia Edyta Kopaczyńska, moglie del defunto Michele Bruni, pare fosse stato condotto in un appartamento per incontrare l’allora latitante Franco Bruzzese per un ‘colloquio’. Durante la deposizione i teste hanno comunque ribadito che le presunte vittime non hanno mai sporto denuncia né confermato di aver ricevuto richieste estorsive. Oggetto delle testimonianze rese oggi in aula le intercettazioni registrate nel carcere di Benevento. Qui durante un colloquio il figlio di Franco Bruzzese avrebbe raccontato al padre di essere stato contattato da Giovanni Iannuzzi, detto Mario, il quale chiedeva se di quelle cose che conservava (mimando con la mano il segno di una pistola) ne fossero a conoscenza anche gli ‘altri’ perché Luciano Impieri si era rivolto a lui dicendo che a breve sarebbe passato a prenderle. Dopo pochi giorni nel corso di una perquisizione il commissario Gianfranco Gentile della Squadra Mobile di Cosenza ha ricordato, rispondendo alle domande del pm Pierpaolo Bruni, di aver sequestrato due pistole proprio nell’autolavaggio di Iannuzzi. Al termine delle deposizioni dei teste l’udienza è stata aggiornata al prossimo 14 giugno.
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Estorsioni a Cosenza, La Manna dal carcere: “Un po’ d’esuberanza, niente di più”
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