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Azienda tedesca potrebbe bonificare Legnochimica, latita la Regione Calabria

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In sei mesi la Commissione Speciale di Vigilanza sulla bonifica dell’area ex Legnochimica è riuscita solo a recuperare alcuni documenti.

 

RENDE (CS) – Nel consiglio comunale tenutosi ieri a Rende si è tornati a discutere della bonifica di contrada Lecco. La discussione si è aperta con la relazione del consigliere Pasquale Verre sui lavori portati a termine dalla Commissione Speciale di Vigilanza sulla bonifica dell’area ex Legnochimica. In sei mesi si è riusciti solo a recuperare dalla Procura i documenti che erano stati prelevati in Comune per le indagini di cui nel municipio rendese non era rimasta alcuna copia. Si tratta dei piani di caratterizzazione dell’area, della perizia redatta da Crisci sullo stato di contaminazione di terreni e falde nonché dei progetti di bonifica presentati in conferenza di servizi dall’azienda in liquidazione. Acquisiti anche i dati aggiornati dell’Arpacal sulla qualità dell’aria in cui si attesta che nella zona industriale di Rende “i valori registrati durante il monitoraggio si sono attestati al di sotto dei limiti di legge per tutti gli inquinanti analizzati”.

 

 

La commissione ha quindi richiesto nuovi rilievi in quanto le analisi essendo state effettuate nel periodo invernale non tengono conto delle esalazioni causate dall’innalzamento delle temperature dei mesi estivi che hanno portato a diversi episodi di autocombustione dei terreni. Due le proposte di bonifica pervenute in questi mesi. Entrambe riguardano una strategia di depurazione mediante l’utilizzo i sistemi biologici e l’impiego di specie arboree e sono state presentate alla commissione la prima dall’osservatorio Città di Rende, l’altra dall’associazione Sativa Calabria. Il consigliere del Movimento Cinque Stelle Domenico Miceli in qualità di membro della commissione ha però denunciato che i due progetti non sono mai stati discussi. “Ci siamo limitati a chiedere i documenti in Procura, – ha affermato in consiglio comunale – potevano approfittarne per incontrare dei tecnici, ma non l’abbiamo fatto. In più il referente della commissione Ambiente della Regione Calabria indicatoci dal governatore Oliverio, Mimmo Bevacqua,  sembra scomparso”.

 

Il sito non è ancora stato inserito nell’elenco regionale della aree da bonificare. Per farlo sarebbe necessaria l’attestazione dell’analisi del rischio sanitario che non è mai stata redatta. Un documento indispensabile anche affinché la Procura della Repubblica imponga il disinquinamento di laghi e terreni e che inspiegabilmente non è stato prodotto né richiesto in circa dieci anni di incontri sul tema. Ora con il sequestro da parte della magistratura nessuno può accedere all’area.

 

 

L’assessore all’ambiente D’Ippolito ha ribadito che da quanto emerge dagli atti “non vi è contaminazione nei terreni e nei laghi, ma solo deposito di rifiuti speciali non pericolosi. Il problema è la falda acquifera sotterranea in cui sono presenti ferro, manganese, idrocarburi policiclici ed altri metalli pesanti che risultavano al di sopra dei valori di soglia consentiti”. A chiudere il dibattito è stato il sindaco Marcello Manna il quale ha annunciato di aver chiesto il 19 aprile alla Regione di sostituirsi come Comune di Rende all’azienda Legnochimica nella bonifica del sito.

 

 

“Per farlo – ha spiegato – dovremo poi reperire le risorse finanziarie. Credo che con la collaborazione dell’europarlamentare del Movimento Cinque Stelle Laura Ferrara, molto attiva sul tema, non sarà impossibile trovare dei fondi europei che possano essere stanziati per il disinquinamento. Per il momento ho chiesto accertamenti tecnici su una società tedesca che in passato è intervenuta nella bonifica di aree contaminate molto simili a contrada Lecco. Stiamo attendendo i dati e poi chiederemo una conferenza dei servizi per valutare insieme ad Asp, Arpacal, Regione e al liquidatore di Legnochimica il progetto”. Una soluzione nuova all’orizzonte che però non rasserena i rendesi che vivono a ridosso dei terreni che con l’avvicinarsi della calura estiva hanno già iniziato a ‘fumare’. Sconfortante infatti la reazione degli attivisti dell’associazione ambientalista Crocevia presente ieri in aula al termine dell’assise durata circa otto ore: “Siamo alla frutta”.

 

 

 

 

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