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Elezioni e pregiudicati: l”Antimafia’ vuole controllare i 150.000 candidati, ma non ha risorse

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Attenzionati alcuni dei Comuni sciolti per mafia come Platì, dove non si è mai tornati a votare per mancata presentazione di liste.

 

ROMA – “Le regole sulle incandidabilità devono essere più stringenti di quelle che ci sono adesso”: lo ha detto la presidente della Commissione parlamentare Antimafia Rosy Bindi, riferendosi alla relazione che presenterà all’ufficio di presidenza della Commissione in relazione alle prossime amministrative. “Tutto questo lavoro – ha osservato – lo potremmo fare se avremo i tempi per farlo, abbiamo bisogno di più elementi e la collaborazione delle prefetture e della Direzione antimafia è il presupposto”. “Il fatto che stavolta non riusciamo a fare un lavoro – ha precisato – non vuol dire che non sia tra i nostri compiti, è previsto dalla legge. Noi non abbiamo mai fatto liste di proscrizione, il nostro è solo un lavoro informativo per gli elettori che hanno il diritto di sapere chi vanno a votare. I nostri interlocutori sono poi le forze politiche, che conoscendo il rischio che si corre devono darsi codici di applicazione molto più esigenti per selezionare la classe dirigente e dobbiamo mettere sotto osservazione anche le liste civiche, talvolta elemento di virtù, altre di mascheramento di comportamenti molto più opachi degli stessi partiti, talvolta istigati dagli stessi partiti”.

 

Una decina di comuni che saranno posti sotto osservazione e tra questi anche Roma: alla fine la mediazione, in Commissione Antimafia, tra chi non voleva si facesse un lavoro di controllo sulle candidature, in vista delle comunali del 5 giugno e sulla scorta di quanto l’Antimafia fece lo scorso anno per le Regionali, e chi voleva che questa valutazione fosse fatta, è stata trovata. La presidente Rosy Bindi è stata oggi incaricata dall’ufficio di presidenza di presentare una proposta che prenda in esame la situazione relativa ai Comuni sciolti per mafia, a quelli che negli ultimi 3 anni hanno avuto una commissione d’accesso e sono in amministrazione straordinaria o in amministrazione ordinaria (come Roma e Brescello), nonché quei Comuni che vanno al voto per pregresso scioglimento per mafia come Platì, dove non si è mai tornati a votare per mancata presentazione di liste. “Su queste realtà – ha spiegato Bindi – faremo una relazione che andrà oltre l’applicazione del Codice. Vogliamo acquisire informazioni che vadano oltre il semplice dato giudiziario legato al carico pendente dei reati”. Nella relazione presentata oggi all’Ufficio di presidenza, Bindi ha evidenziato l’impossibilità da parte della Commissione di fare un lavoro su tutte le liste delle amministrative, con 1.400 comuni che vanno al voto: si tratta di più di 150 mila candidati.

 

“I tempi e gli strumenti che abbiamo a disposizione sono limitati e non ci consentono di fare questo lavoro e qualunque campionamento sarebbe stato arbitrario”, ha sottolineato la presidente. “C’è poco tempo a disposizione per le commissioni elettorali per valutare le autocertificazioni dei candidati”. Di qui l’appello al Governo di “sanare alcune situazioni con un provvedimento urgente”: in particolare l’Antimafia chiede che le Commissioni elettorali, che oggi hanno 48 ore per valutare le candidature, abbiamo una settimana per farlo. Non è poi prevista presenza di un magistrato nelle Commissioni elettorali per gli enti locali: l’Antimafia la richiede, come chiede che i candidati presentino un certificato penale: la legge oggi prevede l’autocertificazione. Soddisfatti Pd, SI, M5S ed An-Fdi: “Davanti all’oggettiva difficoltà di fare un lavoro su 150 mila candidature, la scelta della Commissione, di osservare i comuni a rischio, va nella giusta direzione”, evidenzia Francesco D’Uva, capogruppo Cinque Stelle in Antimafia. Contraria Forza Italia. Intanto resta il 17 aprile, domenica prossima, la data per il referendum sulle trivellazioni, mentre a giugno si terranno le elezioni amministrative.

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