Attualmente per le candidature alla carica di sindaco e consigliere comunale basta il certificato elettorale.
COSENZA – Non esiste nessuna selezione in base ai precedenti penali dei candidati. O la fa il partito al suo interno o non vi è alcun tipo di vigilanza. Per candidarsi alla carica di sindaco o consigliere comunale basta infatti attestare che si gode del diritto di voto attraverso la presentazione del certificato elettorale. “Abbiamo solo due giorni a disposizione per vagliare le diverse candidature, e con l’autocertificazione si puo’ anche dire il falso, sarebbe meglio chiedere la presentazione di certificati dei carichi pendenti“. Lo ha detto, stamattina, parlando all’Università della Calabria, Rosy Bindi, presidente della Commissione antimafia, in relazione al controllo delle liste dei candidati alle prossime elezioni amministrative. La Bindi ha parlato di carenze del sistema, aggiungendo: “Nel nostro Paese non esiste un casellario nazionale dei carichi pendenti, bisogna interrogare ogni singola Procura e questo non è da Paese civile. Diversa è la responsabilità dei partiti – ha concluso la Bindi – che dovrebbero avere un codice che non necessariamente ricorre agli atti della magistratura”. Ad oggi però a Cosenza non c’è neanche una lista che abbia intenzione di non voler candidare pregiudicati o persone che siano indagate per legami con la criminalità organizzata o accusate di associazione per delinquere.
Formalmente, il PD dopo le dichiarazioni della Bindi ha subito aderito all’appello. “Come PD – si precisa in una nota – abbiamo norme interne, come il Codice Etico, che consentono un controllo preventivo delle candidature soprattutto in riferimento a condanne e procedimenti in corso per reati di particolare gravità e allarme sociale. Tuttavia per ragioni di maggiore trasparenza e per consentire un controllo più rapido e sicuro chiederemo a tutti i nostri candidati al momento dell’accettazione della candidatura il certificato dei carichi pendenti in modo da avere la certezza piena di quanto dichiarato già nel momento della sottoscrizione del nostro Codice Etico. Chi si candida nel PD, infatti, deve aderire ad un sistema di norme reali e non farlocche come qualcuno fa in queste ore, che impegnano il candidato nel condurre un’azione politica e amministrativa orientata alla legalità, trasparenza e interesse pubblico”.
Ieri invece è stato il candidato Mario Occhiuto a far firmare un codice etico a tutti i candidati presenti nelle liste che lo sosterranno. “Tra i vari punti del modulo che chiederò di sottoscrivere – ha dichiara l’ex sindaco che oggi inaugura la nuova sede del partito a piazza Kennedy – mi piace evidenziare i seguenti, ovvero il numero 3 e il numero 4: ‘Mi impegno a non dare o promettere alcuna utilità materiale in cambio della preferenza, né ad accettare proposte in tal senso promananti da eventuali elettori; Mi impegno a evitare con la massima accuratezza ogni possibile rischio di infiltrazione mafiosa nel mio elettorato’. Investire nel futuro di questa città significa investire anche su una coalizione sana, dichiaratamente costituita da cittadini dall’alto senso morale”.
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