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In Sila ‘La capra che suona’ al Centro Documentazione Musica Popolare

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Una visita divertente e istruttiva allo stesso tempo.

 

CAMIGLIATELLO SILANO (CS) –  Aperto per tutto il periodo estivo, a Camigliatello Silano, presso il complesso della Comunità Montana Silana, il Centro Documentazione Musica Popolare, promosso dall’associazione culturale Altrosud si pone come obiettivo valorizzazione le musiche di tradizione orale che, in Calabria, costituiscono un veicolo fondamentale per l’affermazione dell’identità culturale. Nel Centro è ospitata la mostra fotografica “La capra che suona” con rimando immediato, fin dal titolo, alla zampogna, strumento emblematico di una tradizione musicale tramandata oralmente e tuttora praticata da numerosi musicisti popolari, depositari di un ricco patrimonio di canti e suoni eseguiti nel ciclico avvicendarsi degli eventi. A questa vivace tradizione l’autore della mostra Antonello Ricci, antropologo dell’Università “La Sapienza di Roma ha dedicato gran parte della sua attività di ricerca, condotta in stretta collaborazione con Roberta Tucci con la quale ha firmato l’omonimo volume, pubblicato da Squilibri. La mostra si sviluppa per 60 istantanee, anche di grande formato, tutte con pregnanti didascalie, così da configurarsi come un viaggio nel cuore delle tradizioni calabresi, seguendo le diverse forme di canto distribuite in una pluralità di stili locali (canti all’aria, a cioparedda, a lassa e pija, a bandieri bella…), nonché i relativi contesti sociali e culturali in cui si sono affermati e sviluppati.

 

A vitalizzare ulteriormente questo viaggio nel cuore delle tradizioni popolari, la mostra fotografica è arricchita da un’esposizione di strumenti rappresentativi della cultura musicale della Calabria: oltre alle diverse forme zampogna, son in mostra anche gli strumenti mutuati dal mondo del lavoro, come i campanacci degli armenti, quelli derivati da oggetti di uso quotidiano, come i tamburi a frizione, o “inventati” dall’ingegno popolare, come raganelle, tràccole, castagnette e flauti di corteccia, e, in particolare, quelli prodotti da una secolare e superba tradizione artigianale, come ciaramelle, chitarra battente, mandolino, lira, tamburello, tamburi e grancasse militari che, tutti insieme, denotano la complessità di una tradizione musicale dotata di un suo specifico repertorio, basato prevalentemente su tarantella, pastorale e canzone. Cosa alquanto inusuale per una mostra, gli strumenti possono essere anche usati per sentire, dal vivo, il suono “notturno” e scintillante della chitarra battente, il timbro morbido e “acido” della lira; gli inquietanti battimenti acustici del doppio flauto; l’incedere percussivo, esaltato dagli acutissimi sonagli, del tamburello e degli altri strumenti percussivi; il rauco sberleffo sonoro dello zuchi zuchi, un tamburo a frizione, e via via tutti gli altri strumenti ospitati, dall’organetto al triangolo; dalle castagnette ai campanacci.


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